
Negli ultimi anni lo strato di ozono sopra l’Antartide mostra segnali di recupero, e il 2025 sembra essere un anno positivo. Secondo i dati della NASA e NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration ), il cosiddetto “buco dell’ozono” è risultato essere il quinto più piccolo misurato dal 1992. Grazie alla continua diminuzione delle ozone depleting substances (le sostanze che distruggono l'ozono), la concentrazione globale di ozono si sta avvicinando sempre più ai livelli preindustriali, riportando l’atmosfera verso uno stato di salute che non si vede da decenni. Rispetto al 2006 l'estensione autunnale del buco di quest'anno è circa il 30% più piccola e si sta già richiudendo, quasi tre settimane prima degli ultimi anni. Il fatto che oggi il buco dell’ozono sia sensibilmente più piccolo rispetto ai decenni scorsi segnala che le misure internazionali di protezione della stratosfera hanno avuto, e stanno dando, risultati concreti. Questo manda un segnale molto forte da cui dovremmo imparare: la cooperazione tra Stati e la comunità scientifica deve rimanere la chiave per rendere la conoscenza un beneficio condiviso e umanitario.
I dati aggiornati al 2025 sul buco dell'ozono
Durante il picco stagionale, tra il 7 settembre e il 13 ottobre 2025, l’estensione media del buco è stata di circa 7,23 milioni di miglia quadrate (circa 18,71 milioni di km²), un’area pari a circa due volte quella degli Stati Uniti. Nel suo giorno di massima estensione, il 9 settembre, l’area ha raggiunto circa 8,83 milioni di miglia quadrate (22,86 milioni di km²), valori sensibilmente inferiori rispetto a quelli registrati in momenti peggiori. Nel 2006, per esempio, l’estensione è stata circa il 30% più grande rispetto ad oggi, pari a una superficie media di 26,60 milioni di km².
E non è tutto: un segnale incoraggiante è che lo strato di ozono quest'anno ha anticipato la sua chiusura. Infatti, oltre a essere meno esteso, il buco si è “chiuso” o ha iniziato a dissolversi circa tre settimane prima rispetto alla media degli ultimi 10 anni.
Perché è importante lo strato di ozono e come varia
Lo strato di ozono si trova nella stratosfera (a circa 7-31 miglia di quota) ed è fondamentale perché assorbe la maggior parte della radiazione ultravioletta (UV) pericolosa che proviene dal Sole agendo come un filtro solare globale. Se l’ozono diminuisce, più raggi UV raggiungono la Terra, aumentando alcuni potenziali effetti nocivi per la salute umana (tra cui scottature, tumori della pelle, cataratte) e per gli ecosistemi (piante, animali e agricoltura).

In estrema sintesi il buco dell'ozono è un assottigliamento, una riduzione ciclica dello spessore dell’ozonosfera (uno strato che compone l’atmosfera e che protegge la Terra dai raggi nocivi del Sole). Si “richiude” e si “buca” – o meglio, aumenta e diminuisce – principalmente nelle zone polari dove, per motivi meteorologici, si formano grosse masse d’aria ricche di sostanze che agiscono sull’O3, “mangiandolo”. La scissione dell’ozono si innesca naturalmente per il forte irraggiamento e l’interazione con i raggi UV, ma viene aggravata dalla presenza di CFC (clorofluorocarburi), BFC (bromofluorocarbuti) e altre ODS (ozone depleting substances) che perdurano e lungo, utilizzate nella produzione di spray, schiumogeni e refrigeranti.
I ricercatori monitorano i livelli di ozono mondiale usando satelliti e palloni meteorologici, misurandone lo stato in Dobson Units. L'Unità Dobson è una misura che indica il numero totale di molecole di ozono presenti nell'atmosfera al di sopra di una determinata area. Sulla superficie terrestre, lo spessore medio dello strato di ozono è di circa 300 Unità Dobson, che corrispondono a 3 millimetri o giù di lì. Si considera un “buco” una misura di 100 Unità Dobson che corrisponde (in condizioni standard di temperatura e pressione) ad uno strato di ozono puro spesso 1 millimetro, circa quanto una moneta.
La messa al bando dei clorofluorocarburi nel protocollo di Montreal del 1987
La riduzione del buco dell’ozono è strettamente legata alla drastica diminuzione, iniziata decenni fa, di sostanze chimiche dannose come i clorofluorocarburi (CFC). Questi composti, un tempo ampiamente usati come refrigeranti o in spray aerosol, salgono nella stratosfera e rilasciano cloro e bromo che distruggono le molecole di ozono.
Dall’entrata in vigore del Protocollo di Montreal del 1987, che ha vietato queste sostanze, le concentrazioni di composti dannosi nella stratosfera antartica sono diminuiti di circa un terzo rispetto ai livelli pre-emendamento. Di conseguenza, lo strato di ozono nel suo complesso sembra avviato a un graduale recupero, con previsioni che indicano un possibile ritorno ai livelli degli anni ’80 entro la fine del secolo. Secondo gli scienziati, queste variazioni annuali sono influenzate da fenomeni naturali come temperatura, venti stratosferici e vortice polare che però, non sempre sono uguali di anno in anno. Se volete rimanere aggiornati, lo stato di avanzamento del buco dell'ozono è disponibile sul sito della NASA.
Nonostante ciò, il trend a lungo termine — grazie al divieto dei CFC — rimane di graduale ma costante riparazione dello strato di ozono. NOAA e NASA affermano che il queste misure di contenzione stanno dando i loro frutti, favorendo un recupero delle concentrazioni di O3 nella stratosfera. "Come previsto, stiamo osservando una tendenza alla riduzione dell'area dei buchi nell'ozono rispetto ai primi anni 2000 […]. Si formano più tardi nella stagione e si disgregano prima. Ma abbiamo ancora molta strada da fare prima che tornino ai livelli degli anni '80", queste le parole di Paul Newman, ricercatore senior presso l'Università del Maryland e capo del team di ricerca sull'ozono del Goddard Space Flight Center (NASA).